Notti al circo è un romanzo di Angel Carter del 1984 riportato nelle librerie da Fazi all’inizio di quest’anno. Un’operazione di recupero di cui è valsa sicuramente la pena e per la quale c’è solo da ringraziare e leggere.
Corre l’anno 1899 e Fevvers è la più grande trapezista del mondo. Alla fine della tournée in Inghilterra si imbarcherà in un’altra che la porterà addirittura in Russia e in Giappone. Ad averla resa famosa non è tanto la sua abilità quanto invece una particolarità fisica: nata da un uovo, deposto da genitori ignoti, Fevvers è nata con un paio d’ali sulla schiena e, grazie a quelle, vola.
Ma la sua vita non è stata certo una passeggiata, anzi: prima fa da statua vivente in un bordello dove, pur non essendo in vendita, attira le attenzioni di una sostanziale fetta del genere maschile; poi si ritrova in un museo di freaks femminili in cui clienti depravati pagano per osservarle; infine, prima di trovare una strada nel circo, viene comprata da uno dei clienti del museo di cui prima, un pazzo ricco che la crede l’angelo Azrael.
Questa storia non convince il giornalista americano Jack Walser, volato fino a Londra per intervistarla e cercare di smascherarla. Durante l’intervista, che occupa tutta la prima parte del romanzo, molteplici fattori lo portano però a restare ammaliato dalla trapezista alata e a decidere così di arruolarsi nel circo come clown e seguire la compagnia nell’imminente tournée in Russia. Da qui in poi ne succederanno davvero di tutti i colori. Se nella seconda parte, in cui la compagnia va in scena a San Pietroburgo, conosciamo uno a uno tutti i suoi membri e le loro storie, nella terza la storia diventa invece un’avventura folle ricca di situazioni e personaggi imprevedibili.
«Assieme alla semplice paura del danno fisico conviveva nel mio petto uno strano terrore che, all’ultimo, mi indusse ad aggrapparmi alla gonna di Lizzie, pregandola di accantonare il nostro progetto. E il terrore inimmaginabile che provavo era quello della differenza a cui un eventuale successo nel mio tentativo mi avrebbe per sempre destinata.
Paventavo la ferita dell’animo, non quella del corpo, la scissione irrimediabile tra me e il resto dell’umanità.
Tremavo all’idea di avere le prove della mia singolarità.»
«Forse che i bambini ancora chiusi nel grembo materno non griderebbero, se potessero parlare: ‘Tienimi al buio! Tienimi al caldo! Tienimi con te!’? Ma non si può contraddire la natura.»
Tra finzione e surreale, in Notti al circo Angela Carter mette a nudo alcuni degli aspetti più oscuri dell’animo umano, in particolare quelli legati al desiderio e alla sottomissione sessuale, due aspetti che, quando espliciti e quando sullo sfondo, sono presenti dall’inizio alla fine. Alla base di questi due aspetti ce n’è un altro molto importante e facilmente individuabile fin dalla premessa, quello della diversità. Nei vari posti in cui si è mossa Fevvers troviamo freaks di ogni tipo, come la donna alta dieci centimetri, quella che dorme sempre, l’ermafrodito, il forzuto e molti altri; tutti in qualche modo in trappola solo per il loro essere diversi. Ma è alle donne che ovviamente spetta il destino peggiore: queste loro peculiarità le rendono, se possibile, ancora più oggetto dei desideri osceni degli uomini, delle prede pregiate da inserire nelle loro collezioni. Tuttavia, nonostante questa loro condizione, molte di loro rimangono schiave di una mentalità troppo ottimista e spetterà alla razionalissima e irremovibile Lizzie, madrina di Fevvers, lottare per tutte loro, perché non si facciano ingannare ancora una volta dalle trappole che la società tende loro continuamente.
E poi, ovviamente, c’è il circo: un ambiente sfavillante e colorato visto dall’esterno ma controverso e alienante dall’interno, un po’ come tutta la società dello spettacolo che la Carter sembra voler criticare. L’esempio più classico è quello dei clown, consumati e logorati dal loro destino di dover far ridere gli altri nonostante le proprie disgrazie, umiliandosi e ricoprendosi di ridicolo ogni volta. Ma anche agli altri le cose non vanno poi tanto meglio: animali ingabbiati e scimmie costrette a imitare i comportamenti umani; persone che ottengono il successo quando più che un reale talento si sfrutta una loro stranezza.
La cosa che mi ha colpito di Notti al circo è l’intelligente ironia con cui viene raccontato, di quella un po’ nera e impregnata di malinconia che strappa un sorriso amaro nelle parti più atroci e intristisce in quelle più divertenti. Anche l’elemento del fantastico viene qui sfruttato molto bene per creare una storia imprevedibile, divertente in ben più di un’occasione, e al tempo stesso molto forte senza però essere eccessivamente pesante. Gli dà anzi quella leggerezza di fondo che sospende l’atmosfera del romanzo in un tempo e in un luogo indefiniti, come fosse una favola oscura.
La Carter ha fatto anche uno straordinario lavoro con i personaggi, un cast variegato e memorabile in ogni suo membro a cui viene dedicato il giusto spazio, tanto, anche grazie a numerose digressioni in cui ci viene raccontata la storia di molti di loro. I vari colonnello, Mignon, Sciamano, Bella Addormentata, Professore ecc. vi rimarranno nel cuore a lungo.
Notti al circo è, insomma, un gran bel romanzo. Io personalmente adoro le storie in cui il fantastico e il surreale vengono messi al servizio di storie profonde e mature, specialmente se dosati con maestria come in questo caso, e qui ho trovato pane per il mio palato esigente. Sono sicuro che regalerà più di una soddisfazione anche a voi.
Editore: Fazi
Pagine: 430
ISBN: 9788876258787
Link utili: La pagina dell’editore – La wiki dell’autore
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