Nero ananas è un romanzo storico dell’autore fiorentino Valerio Aiolli, tra i dodici candidati al Premio Strega 2019 che sarà assegnato a Luglio.
Nero ananas comincia con il botto di Piazza Fontana e finisce con altro botto, quello alla Questura di Milano in via Fatebenefratelli: quattro anni che hanno scosso profondamente l’Italia. Il precario equilibrio in cui si trovava la politica italiana del tempo si spezza definitivamente e comincia un tempo buio fatto di incertezze, sospetti, paure.
Questo arco di tempo di quattro anni viene raccontato attraverso varie vicende. Quella di un bambino senza nome di una famiglia medio-borghese fiorentina che vede la sorella scappare di casa in seguito all’ennesima divergenza politica con i genitori dopo gli eventi di Piazza Fontana; quella del Pio, una delle figure di spicco della Democrazia Cristiana, Presidente del Consiglio quando scoppia la bomba; quella di un altro innominato, un Veneziano anarchico che ha visto la galera più di una volta, che gira varie nazioni prima di prendere una decisione definitiva; e infine quelle di un folto gruppo (il Samurai, Zio Otto, il Dottore, Falstaff e altri), tutti direttamente o indirettamente appartenenti all’estrema destra e coinvolti in qualche modo nei tragici eventi narrati.
Tra figure senza nome e altre celate dietro soprannomi, Nero ananas prende una prima importante distanza dalla semplice cronaca e sposta in questo modo il focus sulla narrazione, sull’aspetto fiction del romanzo. Celare almeno inizialmente i nomi dei protagonisti ridà alla lettura, di cui qualcuno potrebbe conoscerne già tutti gli attori e gli avvenimenti, il senso della scoperta man mano che procede e legittima anche in qualche modo l’autore a prendersi le necessarie libertà di ricostruzione di quelle cose che non può sapere con certezza come siano andate davvero. Ma non solo. Credo che, oltre a questo, si crei uno spacco significativo nella mente di chi legge: c’è una parte di te, mentre leggi voracemente un capitolo dopo l’altro, che vede il Dottore e il Samurai come dei personaggi solamente letterari, ma poi arriva sempre il momento in cui ti fermi un attimo e ricordi che le azioni che hanno compiuto sono, invece, irrimediabilmente reali.
E questo non offusca per niente il messaggio storico e politico del romanzo: la vicenda è arcinota, per cui se anche non si sa con esattezza a chi corrisponda ogni personaggio bastano un paio di click per ricomporre agilmente il puzzle. Instilla una certa curiosità che alla fine non nasconde la verità ma, anzi, ti sprona ancora di più a documentarti. C’è pure un esaustivo capitolo finale che racconta cosa è successo a ognuno di loro dopo la fine del romanzo, una decina di pagine epifaniche che rompono definitivamente quel sottile velo di finzione che avvolgeva l’opera fino a lì.
Se la Storia, quella con la S maiuscola, è appunto arcinota, spendo invece due parole sulla storia che mi ha colpito di più, quella del ragazzino fiorentino. Mi è piaciuta molto l’idea di mettere in parallelo la grande tragedia di Stato e quella tra le mura di casa che, conseguentemente, combacia; mi è piaciuta ancora di più l’idea che sia vista dagli occhi di un ragazzino. Questo perché mi piacciono i romanzi di formazione e perché Aiolli è stato bravissimo in tutto: a raccontare senza mai essere banale il punto di vista di un bambino, dei suoi bisogni e delle sue incertezze; a raccontare quel momento della vita in cui ti rendi conto di cosa ti succede intorno, quella lenta presa di coscienza che quello che vedi al telegiornale non è solo nella televisione come i film ma sta succedendo davvero, ed è importante al punto da cambiare la vita delle persone, da fare litigare tua sorella con tuo padre e convincerla a scappare di casa e sparire per fare finalmente qualcosa di davvero utile.
Ma non è stato bravo solo lì, perché in Nero ananas ogni capitolo ha un suo registro, un suo tono che calza perfettamente con il personaggio al centro del racconto in quel momento: il racconto claustrofobico, quasi didascalico, del Pio, quello più ingenuo del ragazzino, quello più triviale dell’anarchico.
Ho trovato Nero ananas davvero un buon romanzo. Non essendo avvezzo al genere, il romanzo storico, mi ha colpito soprattutto come Aiolli abbia tenuto in perfetto equilibrio fatti storici e narrazione, facendomi sia conoscere tante cose di un periodo che non ho vissuto sia stare incollato alle pagine per il puro piacere di leggere un romanzo scritto davvero bene. Sì, mi hanno colpito molto la sua scrittura e la sua capacità di spaziare da un registro all’occorrenza, di saper mischiare così bene romanzo di formazione, romanzo storico, noir. Di solito il rischio che corrono questi romanzi è quello che il loro messaggio, ciò che vogliono rappresentare, superi di gran lunga la qualità e la bontà del contenuto. Romanzi di cui se ne abbracciano le intenzioni ma che poi a conti fatti non sono dei buoni romanzi. Qui, posso dire con certezza che questo non è successo.
Editore: Voland
Pagine: 346
ISBN: 9788862433648
Link utili: La pagina dell’editore – La wiki dell’autore
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