L’impero del sogno gioca un ruolo chiave nella produzione letteraria di Vanni Santoni: visto che via via si è andata a delineare una sorta di grande universo Santoniano in cui tutti i romanzi sono collegati tra loro, tocca a quest’ultimo fare da collante definitivo tra la produzione più “realistica” e quella fantasy, composta dai due Terra Ignota, rimasta finora staccata da questa grande continuity.
Troviamo infatti come protagonista una figura nota: è Federico Melani, detto il Mella, già apparso ne Gli interessi in comune e ne La stanza profonda, in cui era poco più di una comparsa. Il Mella è un ventenne problematico, ha un carattere difficile e l’università non c’è verso che riesca a frequentarla con costanza. È, in poche parole, il modello del ragazzo annoiato e incazzato di provincia. Una notte, dal niente, comincia a fare un sogno ricorrente. Un sogno che notte dopo notte non solo ricorre ma continua, procede parallelamente alla vita diurna. In questo sogno il Mella è alla ricerca di un palazzo congressi nel quale, una volta arrivato, scopre essere in corso una riunione di importanza fondamentale per le sorti dell’universo, o dei vari universi, a cui stanno prendendo parte i delegati di varie fazioni in rappresentanza di dèi, draghi, uccelli, alieni e altre creature straordinarie. Incuriosito, il Mella fa di tutto per passare la maggior parte dei propri giorni, altrimenti noiosi e ripetitivi, a dormire, anche con qualche aiutino chimico, e poter così investigare su quanto sta accadendo nei suoi sogni. Senza nemmeno accorgersene si ritrova invischiato in una vicenda ben più grande di lui: deve infatti proteggere una misteriosa bambina dalle grinfie delle altre delegazioni in un on the road frenetico che alterna sanguinose battaglie alla ricerca di oggetti magici nascosti nei luoghi più impensabili del nostro quotidiano.
La storia de l’impero del sogno è infatti divisa in due parti: una prima parte in cui realtà e sogno si alternano lentamente, e sia il lettore sia il protagonista cercano di capire cosa stia succedendo, vivendo entrambi le fasi diurne in perenne attesa di quelle notturne; e una seconda in cui i due piani del sogno e della realtà si fondono invece insieme, l’immaginario prende vita e si mescola con il quotidiano.
Anche la narrazione cambia da una parte all’altra. Se nella prima il passo è lento, descrittivo e contemplativo, nella seconda tutto diventa azione e dialogo e la narrazione prende i ritmi serrati di un videogioco a livelli in cui in ogni capitolo c’è una missione da compiere, nemici da sconfiggere e difficoltà da superare. Anche il tono si fa qui più sbarazzino, quasi parodistico: Santoni tramortisce il lettore con un totale cambio di prospettiva, gli trasmette quell’urgenza che assale i protagonisti di risolvere la cosa il prima possibile e contemporaneamente gioca in totale contrapposizione con quanto sta accadendo nel romanzo fra il Mella e la bambina, che la sta invece educando a una letteratura fantasy alta e dai contenuti importanti. Qui, è veramente geniale. Santoni, oltre a scrivere molto bene, si porta dietro un bagaglio culturale gigantesco che gli permette di passare da Platone al manuale di Dungeons & Dragons, da Borges a Fallout con una nonchalance invidiabile e che non è possibile ritrovare in nessun altro scrittore.
In questo, più che ne La stanza profonda, c’è forse il rischio di venire sommersi dall’enorme quantità di riferimenti alla sfera nerd presenti in tutto il romanzo, ma avendo io ben presente di cosa si parli non riesco a farmi un’idea precisa di che effetto possa sortire sugli altri.
Dietro l’impero del sogno si nasconde di più di quello che la trama racconta. Come dicevo in apertura il romanzo aveva il compito di dover inserire nella continuity che si è venuta a creare i due romanzi fantasy dell’autore. Ma qui si potrebbe cadere nel facile errore di vederlo come una forzatura, il capriccio di un autore di voler creare a tutti i costi un collegamento fra le proprie opere.
I due Terra Ignota erano stati fatti uscire sotto il nome di Vanni Santoni HG perché, lessi al tempo, l’autore ci teneva a tenere separata la sua carriera più canonica da quella di scrittore fantasy. Se a questo si aggiunge il fatto che il sogno del Mella sia un sogno che Santoni ha fatto realmente quando stava scrivendo il primo dei due romanzi, io credo che oltre che inserirli in continuity Vanni Santoni volesse riabbracciarne la totale paternità per cancellare quella divisione che lui stesso aveva imposto e riconoscere, con orgoglio, che le due produzioni letterarie non si debbano escludere l’un l’altra ma che possano e debbano convivere insieme perché hanno la stessa dignità.
L’impero del sogno mi è sembrato anche, questa è una mera interpretazione personale, una fine metafora sull’importanza dell’ispirazione letteraria. In sogno viene affidata all’autore, qui il Mella, un’idea, la bambina, in grado di generare un mondo. Le delegazioni, che poi si scoprono essere idee archetipe ormai parte della coscienza del soggetto sognante, altro non sono che gli stereotipi da cui tenere questa ispirazione al riparo. Sarebbe un errore cadere nella tentazione di affidare la creazione del mondo agli dei, ai draghi, agli alieni, ai complottisti esoterici o ai simulacri, no? E allora questa idea va protetta e alimentata e la si alimenta con contenuti culturalmente importanti: il Mella per ispirare la bambina le affida libri di Tolkien e Lewis, ma anche di Plotino e Platone. Per difenderla e combattere le delegazioni il Mella attinge da qualsiasi cosa esperita fino a quel momento: un’amicizia, che gli fa da guida, l’esperienza di videogiocatore e di giocatore di ruolo e una serie di oggetti magici facenti parte di leggende internazionali e territoriali. Emblematico come la culla di ferro del castello di Fosdinovo dove siamo stati mille volte in gita con i nostri genitori metta in ginocchio da sola la nave madre della delegazione aliena. Qui il Mella, e noi coi con lui, sembra mettere finalmente la parola fine al proprio conflitto interiore e abbracciare le proprie origini di provincia.
Non è forse questo il compito massimo di un autore, attingere dalle proprie esperienze e da ciò che lo circonda per poter permettere alle proprie idee di crescere libere dagli stereotipi e originare mondi fantastici?
Editore: Mondadori
Pagine: 271
ISBN: 9788804680796
Link utili: La pagina dell’editore – Il blog dell’autore – Il profilo Facebook dell’autore
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